Di tutte le comodità moderne, la lavatrice è forse la più grande invenzione per risparmiare tempo e lavoro. Prima dell’avvento delle lavatrici, le donne passavano ore a strofinare e strizzare gli abiti bagnati, un lavoro che ora si è ridotto al semplice atto di riempire un cestello con gli indumenti sporchi e a premere il pulsante di avvio. Le lavatrici più recenti possono persino rilevare il peso della biancheria e rilasciare la dose corretta di detersivo nel ciclo di lavaggio.
Come sottolinea Horizon – The EU Research & Innovation Magazine, riprendendo in una tipica famiglia europea la lavatrice è in funzione i 365 volte l’anno. Una scheda informativa su prodotti per la pulizia pubblicata dall’Istituto nazionale olandese per la salute pubblica e l’ambiente evidenzia che quando maneggiamo i panni bagnati e quando indossano gli indumenti lavati e asciutti, veniamo esposti agli ammorbidenti e ai prodotti per la pulizia. Se la maggior parte delle sostanze chimiche presenti nei detersivi per il lavaggio vengono scaricate alla fine del lavaggio, lasciano però una quantità residua sui vestiti e circa il 10% di questi residui significativi si infiltra nella pelle di chi indossa i vestiti lavati in lavatrice. Horizon fa notare che «La stima dell’esposizione a sostanze chimiche residue è importante perché i prodotti per la pulizia e l’ammorbidente possono contenere sostanze tossiche o nocive».
Uno dei possibili futuri per il lavaggio dei panni sarebbe quello di utilizzare esclusivamente prodotti a base di enzimi, senza detersivi aggiuntivi. Gli enzimi fungono da catalizzatori per accelerare le reazioni biochimiche e i detergenti che li contengono sono considerati “biologici”, inoltre sono biodegradabili, rispettosi dell’ambiente e possono essere riutilizzati. Allo stato attuale, gli enzimi che potrebbero essere riutilizzati vengono lavati via con le acque reflue. La sfida consiste nel rimuovere gli enzimi dalle acque reflue per poterli riutilizzare. ReLaDe, una start-up estone che si occupa di enzimi, ha effettuato dei test di reminiscenza enzimatica dai quali emerge che, per una famiglia tipo, un carico di agente enzimatico biologico da lavatrice potrebbe durare 12 mesi. Questo è possibile utilizzando nanoparticelle di ferro magnetico combinate con gli enzimi.
La ricerca estone è stata sostenuta dall’Unione europea e ora di sostenuta dall’Unione europea e ora ReLaDesta cercando partner commerciali per portare sul mercato la sua tecnologia, che potrebbe anche comportare un cambiamento nella progettazione delle lavatrici. Invece di avere un dispenser nel quale vengono versati detersivo e un ammorbidente, ReLaDe prevede un sistema di detersivo per il bucato a cartuccia che contiene gli enzimi magnetici e che durerebbe per 12 mesi. Il direttore sviluppo commerciale di ReLaDe, Andrew Wilfong, ha detto: «Compreremmo una lavatrice e una volta all’anno cambieremmo la nostra cartuccia con una nuova». A ReLaDe sotollonineano che «Un altro vantaggio ecologico con l’enzima magnetico, è che l’acqua grigia prodotta da una lavatrice non dovrebbe essere trattata presso l’impianto di depurazione locale. Con gli enzimi magnetici, l’acqua di scarico è ancora grigia e imbevibile, ma ci si può innaffiare il giardino perché non contiene alcun detergente tossico».
Anche gli ammorbidenti possono anche essere migliorati e diventare biodegradabili sviluppando la microincapsulazione con la quale un ammorbidente per tessuti liquido è racchiuso in un rivestimento polimerico. Una tecnologia che è attualmente in fase di sviluppo presso il Gruppo Carinsa di Barcellona che sta lavorando al progetto Eco-soft. I ricercatori catalani dicono che «Il rivestimento biodegradabile consente l’uso di meno ammorbidenti, riducendo la tossicità e al tempo stesso garantendo un risparmio sui costi e migliori prestazioni».
Il rivestimento polimerico eco-compatibile sostituirà anche le tecnologie di incapsulamento esistenti che prevedono l’uso di formaldeide. Iil direttore tecnico di Carinsa, Cristóbal Bernal, spiega che «Le capsule che possiamo trovare sul mercato, sono realizzate con prodotti tossici per l’uomo. Uno di questi, il sistema più usato, è la formaldeide, E’ un noto cancerogeno usato in alcuni ammorbidenti sul mercato. Non è pericoloso per la popolazione perché il dosaggio è basso».
Ma l’Unione europea e alcuni governi nazionali vogliono sostituire la formaldeide con prodotti chimici più sicuri. Recentemente l’European Chemicals Agency (Echa) ha proposto una nuova strategia per promuovere la sostituzione delle sostanze chimiche che prevede la sostituzione della formaldeide con un’alternativa non tossica.
Secondo Carisa, «La microincapsulazione consentirà di ridurre drasticamente la quantità di ammorbidente necessaria per il bucato» e prevede che la microincapsulazione Carincap venga immessa nel mercato degli ammorbidenti entro la fine del 2019.
In futuro il bucato verrà fatto ancora infilando gli indumenti sporchi nel cestello della lavatrice, ma l’acqua grigia sarà meno tossica, potrà essere utilizzata per irrigare orti e giardini e gli indumenti lavati resteranno morbidi e profumati per molto più tempo.
Notizia tratta dal sito www.greenreport.it