Copertoni d’auto, vecchi mobili, elettrodomestici in disuso, contenitori di plastica e di vetro, sacchi e sacchetti di ogni dimensione. Si trova di tutto lungo un corso d’acqua che, troppo spesso, finisce per diventare una pattumiera all’aria aperta.
Lo dimostrano le tonnellate di rifiuti “ripescati” ogni anno dentro a fossi, torrenti e fiumi dal Consorzio Alto Valdarno.
“Oggetti, dall’aspetto più o meno innocuo, ma che, all’improvviso, possono trasformarsi in pericolosi ostacoli capaci di tutto. E non solo. Oltre al danno, la beffa. I cumuli di roba gettata negli alvei, infatti, richiedono operazioni tutt’altro che prive di conseguenze, anche dal punto di vista economico, poiché per raccolta, selezione, stoccaggio e smaltimento si impegnano cifre a più zeri. Proprio per questo, il più delle volte, a complicare la situazione, ci mette lo zampino il rimpallo delle competenze, che non contribuisce certo a migliorare l’estetica e la sicurezza dell’ambiente” spiega il presidente del Consorzio Alto Valdarno Paolo Tamburini.
Per risolvere il problema ad Arezzo Consorzio e Comune hanno deciso di allearsi per dichiarare guerra ai rifiuti abbandonati nei corsi d’acqua.
La stretta di mano è arrivata con l’accordo operativo, sottoscritto da Giovanni Baldini, dirigente del Servizio Ambiente dell’ente, con il Direttore Generale del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, Francesco Lisi, che definisce, nei dettagli, ruoli, compiti e scadenze.
“E’ un risultato importante – spiega ancora Paolo Tamburini per il Consorzio – lasciato troppo spesso solo nel braccio di ferro contro l’inciviltà di quanti scambiano gli argini per discariche. Il problema è grave, perché, con il recupero, si allungano i tempi degli interventi e perché si rischia di sottrarre risorse importanti alla manutenzione dei corsi d’acqua. La gestione dei rifiuti, infatti, spesso e volentieri, rimane in carico a chi li recupera, con i relativi pesanti costi di spostamento e smaltimento. Il conseguente rimpallo di competenze che puntualmente si scatena ci aveva messo con le spalle al muro, tanto da costringerci ad interpellare sulla questione la Regione Toscana. L’assessore Ambiente e Difesa del Suolo, Federica Fratoni, che ringrazio, in modo molto puntuale, ha chiarito una volta per tutte le competenze in materia. Anche sulla scorta di questo parere e grazie alla sensibilità del Comune di Arezzo è maturato il disciplinare operativo che presentiamo”.
IN CHE COSA CONSISTE IL PATTO ANTIDEGRADO:
Il Consorzio, prima di aprire un cantiere, dovrà monitorare l’area, individuare i rifiuti presenti e segnalarne la presenza al Comune, possibilmente con una stima delle quantità e dei tempi necessari al loro ripescaggio. Contemporaneamente, dovrà indicare il punto in cui saranno temporaneamente accumulati i materiali via via recuperati, separati, seppure grossolanamente, per categoria. Il compito di individuare l’area, delimitarla, metterla in sicurezza e ripristinarla, a intervento concluso, spetta dal Consorzio, che dovrà sceglierla in modo da facilitare le operazioni di raccolta da parte del gestore del servizio. Questo, a sua volta, dovrà recuperare e portare a destinazione gli oggetti rinvenuti nei fiumi in un tempo massimo di 10 giorni. Al Comune l’onere del servizio offerto dalla Sei Toscana srl, fino alla scadenza del suo contratto.