È sempre più difficile fare impresa in Italia, non per mancanza di opportunità o capacità, di queste ce ne sono molte visto lo stato di totale inefficienza energetica o alta produzione di inquinamento in cui sono gli impianti energetici del Paese ed in particolare nella Tuscia, ma per un clima culturale di odio e diffamazione verso chiunque è capace.
La Provincia di Viterbo è l’emblema di una contraddizione in essere sulla geotermia che oggi non permette a imprese, famiglie e Amministrazioni comunali di godere del loro “oro energetico”. Le Province tedesche, francesi e spagnole mettono in campo tutti gli sforzi possibili per ricavare più energia possibile dalla geotermia, e pur ottenendo pochi risultati, se li tengono ben stretti perché la qualità della loro aria migliora.
La Tuscia grazie ai grandi investimenti fatti da Enel negli anni ‘80 e ‘90 ha la certezza di possedere oltre 500 MWe di potenza installabile, cioè una fonte di energia tale da potere rendere l’intera Regione Lazio autosufficiente dal punto di vista energetico attraendo in 10 anni verso la Provincia di Viterbo un Pil di 4,5 miliardi di euro, facendola competere per ricchezza e occupazione con le migliori regioni del Nord-Est d’Italia.
Ma esistono i contrari a questa possibilità di sviluppo attraverso l’energie pulite e rinnovabili, i politici locali come i consiglieri regionali Enrico Panunzi (Partito democratico), Paolo Equitani sindaco di Bolsena (centrodestra) e la consigliera Silvia Blasi (Movimento cinque stelle) tirata dentro dalla teoria della “decrescita felice”, che a questo punto potrebbe diventare per la Tuscia povertà e spopolamento dei giovani e professionisti altamente qualificati.
I modelli a confronto sono il Nimby e il metodo tecnico-scientifico, uno contro e l’altro pro geotermia.
L’ultimo fatto grave intercorso in Regione Lazio è il sintomo di una strana politica. La dirigente dell’Ambiente della Regione Lazio Flaminia Tosini produce un documento di sintesi su un progetto geotermico fuori regione, quello di Castel Giorgio in Umbria, sostenendo un danno ambientale che lo stesso potrebbe provocare; peccato che il progetto sia stato già approvato ambientalmente con il decreto di VIA del 4 aprile 2015 dopo avere superato oltre 300 quesiti tecnici, ed inoltre le quattro aree dirigenziali della Regione Umbria (idrogeologica, sismica, urbanistica e paesaggio) lo hanno per la prima volta dichiarato superare il principio di precauzione.
Perché la dirigente Tosini ha prodotto questa lettera priva di analisi e fuori contesto procedurale? Perché i consiglieri Panunzi e Blasi ne pubblicavano il testo sul web poche ore dopo la registrazione in protocollo della lettera senza un regolare accesso agli atti? Perché organizzarsi così fuori dalle regole e dal dialogo per osteggiare una risorsa energetica locale come la geotermia?
A queste domande darà una risposta la magistratura, per adesso a noi interessa capire se nella Tuscia c’è la libertà di fare impresa e di valorizzare le risorse energetiche, agricole e paesaggistiche locali.
Notizia tratta dal sito www.greenreport.it