Un mare piccolo rispetto agli oceani, appena l’1% dei mari del mondo, con un’enorme biodiversita’ ma con una ‘impronta umana’ insostenibile se si considera l’inquinamento da plastica: nel bacino del Mediterraneo si concentra infatti il 7% della microplastica globale.
Il Mare Nostrum si sta trasformando in una pericolosa trappola per la plastica e l’impatto grava sulle specie marine e sulla salute umana, secondo quanto riportato dal nuovo report “Mediterraneo in trappola: salvare il mare dalla plastica” redatto dal WWF Italia e lanciato oggi a livello globale in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani e nell’ambito della campagna WWF #GenerAzioneMare. L’ allarme punta sugli effetti drammatici che l’eccessivo consumo di plastica, la cattiva gestione dei rifiuti e il turismo di massa stanno avendo su una delle macroregioni piu’ visitate del mondo per la sua bellezza e peculiarita’. Il WWF sollecita governi, imprese e individui ad intraprendere azioni che possano ridurre significativamente l’inquinamento da plastica nelle citta’, negli ambienti marini e costieri sia nel Mediterraneo sia globalmente. A questo proposito il WWF ha lanciato una petizione su wwf.it/plastica con 4 richieste rivolte alle istituzioni italiane affinche’ premano perche’ venga alla luce al piu’ presto la Direttiva europea che vieta 10 prodotti di plastica monouso; introducano una cauzione sugli imballaggi di plastica monouso; vietino l’uso di microplastiche in tutti i beni di consumo e i prodotti plastici non biodegradabili; finanzino la ricerca e il recupero delle reti da pesca di plastica fantasma, abbandonate in mare. L’auspicio del WWF e’ anche quello di un accordo internazionale giuridicamente vincolante per eliminare la dispersione di plastica negli oceani.
Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia: “In Europa produciamo un enorme quantitativo di rifiuti plastici, di cui una parte consistente non viene correttamente smaltita.Il risultato e’ che centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti invadono ogni anno il Mediterraneo alterando pericolosamente gli equilibri ecosistemici e la biodiversita’ marina. La plastica e’ un nemico invasivo e spietato, difficile da quantificare e, quindi, da sconfiggere, e che ormai e’ entrato nella catena alimentare. Ad esempio, ogni singolo frammento di plastica puo’ venire colonizzato da alghe, microrganismi e batteri, anche pericolosi come i vibrioni, tanto da creare un vero e proprio nuovo ecosistema chiamato ‘plastisfera’.
Le plastiche del Mediterraneo trasportano tra le piu’ alte concentrazioni di organismi diversi mai registrate capaci di avere forti impatti sugli habitat marini con cui entrano in contatto. L’ingente presenza di plastica oltre che per la biodiversita’ e la salute e’ una grave minaccia anche per importanti settori economici del Mediterraneo, soprattutto pesca e turismo. Il fenomeno costa al settore della pesca dell’Unione Europea circa 61,7 milioni di euro l’anno in quanto determina minori catture, e quindi le minori entrate, danni alle imbarcazioni e agli attrezzi da pesca, riduzione della domanda da parte dei consumatori preoccupati dalla presenza di plastica nelle carni del pesce. Non possiamo permettere che il Mediterraneo soffochi nella plastica. Abbiamo bisogno di azioni urgenti che coinvolgano tutta la catena di approvvigionamento per salvare i nostri mari da questa vera e propria invasione”.
Lungo le coste mediterranee vivono 150 milioni di persone, che producono tra i maggiori quantitativi di rifiuti solidi urbani pro capite, tra i 208 e i 760 kg l’anno. I turisti che ogni anno visitano il Mediterraneo generano un aumento del 40% dell’inquinamento estivo da plastica. I rifiuti plastici sono trasportati anche da fiumi come il Nilo, l’Ebro, il Rodano, il Po, i due fiumi turchi Ceyhan e Seyhan che sfociano tutti in mare dopo aver attraversato aree densamente popolate.
I grandi pezzi di plastica feriscono, strangolano e causano spesso la morte di animali come tartarughe marine e uccelli marini. Nel Mar Mediterraneo vivono 134 specie tra pesci, uccelli, tartarughe e mammiferi marini, tutti vittime dell’ingestione di plastica. Tutte le specie di tartarughe marine presenti nel bacino hanno ingerito plastica: in un esemplare sono stati trovati fino a 150 frammenti nello suo stomaco. Ma sono le microplastiche, frammenti piu’ piccoli e insidiosi, che raggiungono nel Mediterraneo concentrazioni record di 1,25 milioni di frammenti per chilometro quadrato, quasi 4 volte superiori a quelle registrate nell’ “isola di plastica” del Pacifico settentrionale.
Eva Alessi, biologa e Responsabile Consumi sostenibili e Risorse Naturali di WWF Italia: “Le microplastiche, entrando nella catena alimentare, minacciano un numero ancora maggiore di specie animali e mettono a rischio anche la salute umana. Inoltre la plastica galleggiante e’ una vera e propria spugna che assorbe i contaminanti marini, come pesticidi e ftalati, che poi rilascia nello stomaco degli organismi che la ingeriscono. Il 78% di questi contaminanti e’ tossico, persistente e si accumula nei tessuti animali”.
La plastica rappresenta il 95% dei rifiuti in mare aperto, sui fondali e sulle spiagge del Mediterraneo e proviene principalmente da Turchia e Spagna, seguite da Italia, Egitto e Francia. Secondo quanto riportato nel report, tra le radici profonde dell’inquinamento da plastica ci sono ritardi e lacune nella gestione dei rifiuti nella gran parte dei paesi del Mediterraneo. Dei 27 milioni di tonnellate di rifiuti plastici prodotti ogni anno in Europa [1], solo un terzo e’ riciclato, mentre la meta’ in paesi come l’Italia, la Francia e la Spagna finisce ancora in discarica. È infatti ferma al 6% la domanda di plastica riciclata del mercato europeo. John Tanzer, Leader del Programma Oceani del WWF Internazionale: “Gli effetti dell’inquinamento da plastica nel Mediterraneo si ripercuotono su tutto il Pianeta, causando seri problemi tanto alla natura quanto alla salute umana. Tutto cio’ avra’ ripercussioni negative anche sulla percezione globale del Mediterraneo sia per il turismo sia per la qualita’ del pescato, mettendo a rischio le comunita’ locali che dipendono da questi settori per il loro sostentamento. Il problema della plastica e’ un sintomo del declino dello stato di salute del Mar Mediterraneo e deve servire da monito per un’azione urgente e concertata”.
Notizia tratta dal sito www.dire.it