Si è chiuso ieri, mercoledì 12 dicembre, il ciclo di audizioni con le tre Autorità di ambito della Toscana in “commissione d’inchiesta in merito alle discariche sotto sequestro e al ciclo dei rifiuti”, presieduta da Giacomo Giannarelli (M5s).
Al tavolo per l’ultimo round il direttore generale di Ato Toscana Costa Franco Borchi, il presidente di Reti ambiente Daniele Fortini e Livio Giannotti presidente di Revet.
Tutti si sono dichiarati concordi su una criticità: il deficit impiantistico, peraltro confermato anche da Ato Toscana Centro lo scorso 5 dicembre, che Giannotti ha tradotto anche in termini economici. Prendendo ad esempio lo studio 2015 della Cassa depositi e prestiti che ha stimato in 2miliardi di euro il costo impiantistico necessario all’Italia per mettere in sicurezza il sistema, in Toscana servirebbero “250milioni, ha spiegato il presidente di Revet, che ha parlato della necessità di impianti più moderni e innovativi, capaci di gestire la frazione organica. Sul come si finanziano questi investimenti, Giannotti ha disegnato scenari diversi tra cui il ricorso alla tariffa “che oggi è ancora una tassa” ha chiarito, attraverso fondi specifici o aprendo al privato. In ogni caso occorre pensare ad una “Toscana unita” perché il settore è delicato ed è “necessario che sia presidiato dal pubblico”. Efficientare il sistema e ottimizzare le risorse devono però necessariamente passare anche dalla gestione dei rifiuti speciali (il triplo di quelli urbani) che provengono dai distretti produttivi e dei quali “non si parla mai”, ha commentato Giannotti. E in tema di governance, stimolato da una domanda di Giannarelli, il presidente di Revet ha affermato: “Investire nell’educazione dei cittadini è il primo passo per arrivare ad un modello di raccolta migliore”.
Il direttore di Toscana Costa ha invece riferito sulla riunione avuta ieri (martedì 11 dicembre) con i sindaci del territorio per la definizione sulle modalità di affidamento del servizio. Questo ambito è infatti l’unico dei tre costituiti che non ha un gestore unico, seppure Reti Ambiente sia il “soggetto in pectore” essendo partecipata da 99 Comuni delle province di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara. Borchi ha informato che si sta procedendo alla fotografia dell’esistente e lavorando ad un nuovo piano straordinario, ossia di “attuazione dell’autorità, sul quale programmare le attività di affidamento al gestore”, così come sancito dalla legge 30/2014. Borchi ha infatti spiegato che il piano vigente, approvato nel 2015, non tiene conto dello scenario attuale e di interventi successivi. Tra questi la possibilità di accordi interambito ma anche novità impiantistiche. La prima bozza di Piano contiene anche delle criticità: “Il problema non è tanto sul come si svolge la raccolta differenziata o sul grado della sua efficienza, quanto sulle tecnologie e sul recupero della materia che riusciamo a recuperare e soprattutto sul loro mercato”. La prima emergenza rilevata da Borchi è nel garantire un mercato alla frazione umida che pare avere possibilità di sbocchi se non altro grazie ad una “fioritura imminente di impianti”. La seconda emergenza è invece quella sul recupero della parte secca: “per questa non ci sono siti” ha detto ricordando la chiusura di Ospedaletto lo scorso aprile dopo la rottura di una prima linea a settembre 2017 e della seconda linea a marzo 2018. L’unico altro impianto a Livorno ha una previsione di chiusura al 2021. “Costa e Centro hanno un futuro garantito solo dalla discarica di Peccioli” ha detto Borchi che proprio in virtù di questa unica garanzia ha avvertito di quanto “basti poco per far saltare il sistema”.
Il presidente di Reti Ambiente ha dato i numeri di una società “non operativa”, che “non ha dipendenti né esercita direttamente funzioni sui rifiuti” ma piuttosto controlla le sue partecipate. Il bilancio consolidato 2018 ammonta a 170milioni, la proiezione sul 2018 è “soddisfacente”. Su oltre 764mila abitanti serviti che si estendono “dalla piana lucchese fino a Capoliveri”, la raccolta si attesta su 471mila tonnellate l’anno. “Il sistema è evoluto ma crediamo migliorerà nel 2019” ha detto Fortini ricordando anche l’esperienza di utilizzo della tariffa puntuale a Capannori e Calcinaia che hanno portato ad un “forte miglioramento sulla qualità della raccolta”. Sollecitato dal presidente della commissione, Fortini ha lanciato la sua idea di modello migliore: “una società capogruppo con funzioni industriali totalmente pubblica, servizi di spazzamento e raccolta in capo a società operative a livello locale”. Sul costo del servizio il presidente di Reti Ambiente si è riservato di inviare alla commissione un quadro specifico ma ha anche ammesso di essere in linea con gli indicatori Ispra, ossia 123 euro l’anno a persona.