Si avvia a conclusione il progetto europeo Descramble (Drilling in dEep, Super-CRitical AMBients of continentaL Europe), che dal 2015 a oggi – come abbiamo costantemente dato conto su questa newsletter – ha tentato di percorrere una strada mai battuta prima: capire come imbrigliare l’energia geotermica in completa sicurezza pur affrontando profondità e temperature particolarmente elevate, ma proprio per questo in grado di veicolare grandi quantità d’energia.
Tra i 3 e i 3,5 km di profondità, infatti, la pressione raggiunge valori 218 volte superiori a quelli registrati in superficie, e temperature di circa 374 °C, contesto nel quale l’acqua può raggiungere uno stato “supercritico”.
In questa particolare condizione, a causa della contemporanea presenza di alcune proprietà fisiche tipiche dello stato gassoso e di quello liquido si può registrare un potenziale d’energia fino a 10 volte quello presente nei pozzi geotermici tradizionali.
Potervi accedere significa dunque poter produrre più energia rinnovabile, oppure la stessa quantità di energia con un consumo di suolo minore.
Una sfida che non a caso si sta sviluppando a Larderello in Toscana, dove gli impieghi industriali della geotermia sono nati per la prima volta al mondo e dove ancora oggi il know-how di settore è elevatissimo.
Per indagare questa prospettiva si sono uniti nel progetto Descramble, Enel Green Power (il coordinatore), l’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR, le tre università tedesche di Aachen, Kiel e Freiberg, e l’ente industriale norvegese SINTEF: il costo stimato del progetto, 15,6 milioni di euro per tre anni di lavori, è stato coperto per 6,7 milioni euro dai fondi UE di Horizon2020, e i suoi sviluppi sono stati coordinati con quelli di altri tre progetti geotermici europei in corso di sviluppo (Image, Deepegs e Geowell). A riportare i risultati è lo stesso coordinatore del progetto, Ruggero Bertani, coordinatore del progetto, sulle colonne dell’ultima newsletter UGI (Unione Geotermica Italiana).
«Il progetto Descramble – spiega Bertani – si è sviluppato nella zona dove si registrano i valori più elevati di flusso di calore in Italia (tra i più alti in Europa) al di fuori di zone vulcaniche, dove è stato possibile sperimentare tecniche innovative di perforazione per risorse geotermiche molto profonde pur rimanendo a profondità paragonabile a quella di altri pozzi dell’area. L’obiettivo minerario era un pacchetto di riflessioni sismiche profonde, che rappresentano un fenomeno geologico mai studiato prima con sufficiente attenzione. Il progetto Descramble ha attivato in parallelo due importanti fronti di ricerca e sviluppo: da un lato la messa a punto e la sperimentazione di tecnologie avanzate di perforazione in condizioni di alta temperatura e pressione e che interessano componenti, materiali, progettazione e controllo della perforazione; dall’altro lo sviluppo geo-scientifico per predire e controllare le condizioni di risorse geotermiche profonde, che comprende la caratterizzazione petrologica, fisica e chimica, la simulazione numerica e il monitoraggio delle condizioni del sistema».
Bertani, che parla di successo tecnico dell’attività «indiscutibile ed evidente», spiega che i test finora condotti a Larderello «hanno consentito di caratterizzare in maniera approfondita un sistema con circa 500°C di temperatura, addirittura superiore alle attese, che configura questo pozzo tra i più caldi del mondo. La perforazione non ha purtroppo confermato la presenza di un serbatoio geotermico in condizioni supercritiche all’interno delle riflessioni investigate, ma sono già in corso di valutazione ulteriori attività che potrebbero in futuro essere sviluppate nell’ambito di altri progetti innovativi per lo sfruttamento industriale della risorsa termica individuata, anche mediante – conclude Bertani –la partecipazione a nuovi bandi di finanziamento europei nel 2018».
Notizia tratta dal sito www.greenreport.it