“Offensive nei confronti dei professionisti e del loro lavoro le accuse dei Cobas, del Comitato e della Lista Civica”. L’Azienda Sanitaria nel respingere fermamente l’ipotesi che l’Ospedale di Incisa e Figline Valdarno diventerà “una casa di risposo” e si riserva anche di intraprendere eventuali iniziative, anche a carattere legale, per far cessare la sistematica denigrazione del presidio e l’allarme che viene procurato nella popolazione residente per i persistenti annunci, infondati, di chiusura.
La Direzione conferma quanto già dichiarato in precedenti note e quanto riconfermato in occasione della visita dell’Assessore regionale Stefania Saccardi lo scorso 28 settembre.
Preme mettere in evidenza che l’Azienda sta continuando nell’opera di riqualificazione dell’Ospedale così come illustrato nei dettagli dall’ingegnere Luca Meucci che, sempre in occasione della visita dell’Assessore ha stimato in 7,8 milioni di euro l’investimento per le ristrutturazioni e gli ampliamenti.
Anche l’Ospedale Serristori inoltre parteciperà al progetto di abbattimento liste di attesa approvato dalla Regione: a fronte di una già aumentata attività chirurgica (documentata anche dai dati di attività del 1° semestre 2018) verrà ulteriormente implementata dal mese di dicembre l’attività di chirurgia generale con due sedute pomeridiane a settimana (progetto abbattimento liste d’attesa per interventi di ernie e colecisti, interventi in linea con la mission dell’Ospedale prevista dai Patti Territoriali).
Merita segnalare che tutta l’attività chirurgica ha visto un trend in
aumento negli ultimi 3 anni: dal mese di maggio sono state implementate di 6 sedute al mese per le sale di ortopedia per la chirurgia ortopedica del piede.
L’Ospedale, quindi oltre a rispondere al proprio bacino d’utenza darà un rilevante contributo all’intera area vasta nella riduzione delle liste d’attesa con ricadute positive per tutta l’Azienda.
Gli interventi chirurgici complessivi sono passati da 1066 nel primo semestre del 2017 a 1.135 nel primo semestre di quest’anno.
Lo spostamento di alcune attività ambulatoriali dalla vicina sede distrettuale all’interno degli spazi ospedalieri rientra in una logica di ottimizzazione e razionalizzazione degli spazi e non, come denunciato dai Cobas, per “snaturare l’Ospedale per acuti”: l’ospedale, al contrario, si arricchisce di specialistiche che entreranno in rete con tutta l’attività ospedaliera (dermatologia, otorino e audiologia, fisiatria e medicina dello sport ).