Nonostante in Niger ci siano grandi miniere di uranio sfruttate dalla Francia per produrre la sua sempre più problematica energia nucleare, nonostante nel deserto del Niger ci siano riserve di gas e petrolio ancora in gran parte non sfruttate e nel mirino di tuareg e milizie jihadisti, in questo Paese del Sahel che ospita truppe italiane e francesi in funzione anti-immigrazione e anti-terrorismo, il livello di accesso all’elettricità è solo del 10%, uno dei più bassi in una regione che ha già tra i più bassi livelli di sviluppo del mondo- Un tasso di accesso all’elettricità che resta ben inferiore alla media del 31% nell’Africa sub-sahariana.
Infatti, in Niger solo l’1% di chi vive in ambito rurale ha accesso all’elettricità, mentre nelle città è allacciato alla rete elettrica il 50% della popolazione. La Moumouni ha fatto notare che «Inoltre, la generalizzazione dell’accesso alla rete elettrica darà impulso allo sviluppo di piccole industrie rurali come l’agro-industria e stimolerà le attività economiche, in particolare nei lavori di saldatura, pompaggio dell’acqua, ricarica delle batterie dei telefoni cellulari, vendita di ghiaccio attraverso l’utilizzo di congelatori e frigoriferi».
Bakayoko ha sottolineato che «Il progetto Nesap punta allo sviluppo di un mercato di impianti solari individuali attraverso la messa in campo di una linea di credito e di attività di rafforzamento della capacità dei protagonisti del mercato, così come alla promozione di mini-reti solari attraverso la partecipazione di operazioni privati e l’ibridazione degli impianti isolati della Nigelac (Nigérienne d’Electricité) con l’energia solare per ridurre i costi di produzione e accrescere il numero di clienti e la qualità dei servizi in ambiente rurale».