Si chiama “Samurai wasp“, ma non è un nuovo personaggio degli ‘Avengers” della Marvel. Ma potrebbe essere l’eroe per parecchi frutteti italiani. Infatti è l’antagonista naturale della cimice asiatica che sta devastando tante coltivazioni spingendo la Coldiretti a lanciare un preoccupato Sos (nei giorni scorsi è arrivato da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto).
C’è un problema: è una specie non autoctona
Come fermare la cimice asiatica? Schierando il suo nemico più ‘mortale’: non è così facile, ma il Governo ci sta pensando. “Per l’utilizzo di antagonisti naturali provenienti dal territorio d’origine del parassita, in prove estensive in campo tese a valutarne l’efficacia e le migliori modalità d’impiego, sarà prima necessario risolvere le problematiche legate al divieto d’introdurre in natura specie o popolazioni non autoctone, per evitare che si verifichi il medesimo problema”; insomma per evitare l’effetto boomerang, ha spiegato ieri al Senato Gian Marco Centinaio, ministro dell’Agricolatura.
Intanto via libera all’introduzione in Italia ai fini di studio
Aggiungendo: “A questo proposito, tenuto conto dell’importanza di procedere tempestivamente alla verifica delle potenzialità e dei rischiconnessi all’introduzione di antagonisti naturali provenienti dall’area di origine della cimice asiatica -previa acquisizione delle necessarie certificazioni di legge- questo ministero ha già autorizzato il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura, ndr) ad introdurre, in condizioni di quarantena e per soli motivi di studio, la specie ritenuta a livello mondiale più efficace, chiamata samurai wasp, a carico della quale sono in fase avanzata i necessari studi, in particolare sull’impatto ambientale nei nostri agrosistemi”.
C’è un’alternativa: un parassita che mangia le uova della cimice
Samurai wasp, non è l’unica ‘arma’ che si sta valutando: in ambienti dell’Italia centrale è stato trovato “un imenottero parassita delle uova della cimice, allevabile in biofabbriche su ospiti alternativi. Una popolazione del parassitoide è stata trasferita nei laboratori del Crea e mantenuta in ambiente controllato, dove si è mostrata in grado di parassitare efficacemente le uova della cimice”, ha riferito Centinaio. Ma ‘sul campo’, cioè nei frutteti, “l’antagonista ha mostrato limiti di efficacia e di permanenza negli ambienti”.
Monitoraggio da parte di aziende agricole
Al Senato, Centinaio ha ricordato che la cimice, “pur avendo dimostrato un’elevata capacità di diffusione nel Mediterraneo e nell’areale europeo, non è stata inclusa tra gli organismi nocivi da quarantena per l’Unione, visto che la sua rapida distribuzione su una vasta area geografica ha precluso ogni tempestivo intervento di eradicazione”. E ora per fermarla “risulta fondamentale l’attività di monitoraggio mirata nelle singole aziende agricole e sulle diverse colture ed è importante ricordare che il successo non è assicurato dall’esclusivo utilizzo di trattamenti chimici, vista l’elevata mobilità della specie, che può riposizionarsi su differenti colture”.
Azioni di supporto nelle regioni colpite
Il Comitato fitosanitario nazionale ha definito alcune strategie prioritarie contro il parassita, azioni di “divulgazione e monitoraggio a cura dei servizi fitosanitari delle Regioni interessate dal problema (ci sono anche Toscana, Lazio e Friuli Venezia Giulia), per supportare gli agricoltori nella lotta all’insetto”. E il Crea è stato identificato come istituto di supporto per l’approfondimento degli aspetti scientifici. Inoltresono partite prove in campo e in laboratorio, per individuare le sostanze più idonee al contrasto.
Notizia tratta dal sito www.dire.it