E alla fine è arrivato anche lo sciopero: “È inaccettabile che mentre ai lavoratori di Fca e Cnhi l’azienda continui a chiedere da anni enormi sacrifici a livello economico la stessa decida di spendere centinaia di milioni di euro per l’acquisto di un calciatore”. È quanto si legge in una nota diramata dall’Usb di Melfi, a proposito dello stabilimento Fca della Basilicata, dopo l’ufficializzazione dell’acquisto di Cristiano Ronaldo da parte della Juventus. Dopo le perplessità dell’operaio Fca di Pomigliano, che all’agenzia Dire aveva spiegato che i dipendenti dell’ex Fiat non prendono un aumento da 10 anni, è arrivata la nota del sindacato. “Ci viene detto che il momento è difficile, che bisogna ricorrere agli ammortizzatori sociali in attesa del lancio di nuovi modelli che non arrivano mai- continua la nota- E mentre gli operai e le loro famiglie stringono sempre più la cinghia la proprietà decide di investire su un’unica risorsa umana tantissimi soldi! È giusto tutto questo? E’ normale che una sola persona guadagni milioni e migliaia di famiglie non arrivino alla metà del mese? Siamo tutti dipendenti dello stesso padrone ma mai come in questo momento di enorme difficoltà sociale questa disparità di trattamento non può e non deve essere accettata”.
Gli operai Fiat “hanno fatto la fortuna della proprietà per almeno tre generazioni, arricchiscono chiunque si muova intorno a questa società, e in cambio hanno ricevuto sempre e soltanto una vita di miseria- prosegue il comunicato sindacale- La proprietà dovrebbe investire in modelli auto che garantiscano il futuro di migliaia di persone piuttosto che arricchirne una soltanto, questo dovrebbe essere il fine di chi mette al primo posto gli interessi dei propri dipendenti, se ciò non avviene è perché si preferisce il mondo del gioco, del divertimento a tutto il resto”. Quindi, “per le ragioni sopra descritte l’Unione Sindacale di Base di stabilimento proclama sciopero alla Fca di Melfi dalle ore 22 di domenica 15 Luglio fino alle ore 6 di martedì 17 Luglio 2018”.
Notizia tratta dal sito www.dire.it