Un team di ricercatori russi del Dipartimento di nanofotonica e matamateriali dell’università Itmo di San Pietroburgo e tedeschi del Laser Zentrum Hannover hanno pubblicato sul Journal of Applied Physics lo studio “Electromagnetic properties of the Great Pyramid: First multipole resonances and energy concentration” che sembra uscito da un libro new age sulle proprietà magiche delle piramidi e che invece è il frutto dell’applicazione di metodi di fisica teorica per studiare la risposta elettromagnetica della Grande Piramide di Giza alle onde radio.
Come spiega Itmo News, gli scienziati hanno infatti scoperto che »in condizioni di risonanza la piramide può concentrare l’energia elettromagnetica sia nelle sue camere interne che nell’area situata sotto la sua base dove si trova dove si trova la terza camera non completata. Il team di ricerca prevede di applicare questi risultati per progettare nanoparticelle in grado di riprodurre effetti simili nel campo ottico. Tali nanoparticelle possono essere utilizzate per sviluppare sensori e celle solari altamente efficienti».
I ricercatori russi sottolineano che »Mentre le piramidi egizie sono circondate da molti miti e leggende, abbiamo poche informazioni scientificamente attendibili sulle loro proprietà fisiche. A quanto pare, a volte queste informazioni si rivelano più affascinanti di qualsiasi fiction».
Intervistato dall’Ansa, il fisico Tullio Scopigno, dell’università La Sapienza di Roma, dice che «Qesto studio va preso con cautela, in quanto basato su modelli matematici non ancora supportati da evidenze sperimentali»
La Grande Piramide aveva attirato l’attenzione dei ricercatori mentre studiavano l’interazione tra le nanoparticelle di luce e dielettriche. «La dispersione della luce da parte delle nanoparticelle – spiegano gli scienziati russi – dipende dalla loro dimensione, forma e indice di rifrazione del materiale sorgente. Variando questi parametri, è possibile determinare i regimi di scattering di risonanza e usarli per sviluppare dispositivi per il controllo della luce su scala nanometrica».
Il supervisore scientifico e coordinatore della ricerca afferma finanziata dalla Russian Science Foundation e dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft, Andrey Evlyukhin, sottolinea che «Le piramidi egiziane hanno sempre attirato grande attenzione, anche noi come scienziati eravamo interessati a loro, e così abbiamo deciso di considerare la Grande Piramide come una particella che dissipava in modo risonante le onde radio, a causa della mancanza di informazioni sulle proprietà fisiche della piramide. abbiamo dovuto fare alcune supposizioni, ad esempio abbiamo ipotizzato che non ci siano cavità sconosciute all’interno e che il materiale da costruzione abbia le proprietà di un calcare ordinario ed è uniformemente distribuito dentro e fuori dalla piramide. Con queste ipotesi, abbiamo ottenuto interessanti risultati che possono avere importanti applicazioni pratiche».
Secondo Scopigno questo avviene perché «La lunghezza d’onda delle onde radio, compresa 200 e 600 metri, è in un certo rapporto rispetto alle dimensioni della piramide».
Ora gli scienziati pianificano di utilizzare questi risultati per riprodurre effetti simili su scala nanometrica e un’altra autrice dello studio, Polina Kapitanova della Facoltà di fisica e Ingegneria della Itmo University. Conclude: «Scegliendo un materiale con proprietà elettromagnetiche adeguate, possiamo ottenere nanoparticelle piramidali con un potenziale di applicazione pratica in nanosensori e celle solari efficaci»
Notizia tratta dal sito www.greenreport.it