Per rispettare gli obiettivi di riduzione delle emission previsti dall’Accordo di Parigi, è fondamentale aumentare di almeno 6 volte la velocità di adozione di energie rinnovabili a livello mondiale, limitando così l’aumento della temperatura globale a 2 gradi centigradi, Per farlo, le emissioni cumulative di CO2 devono essere ridotte di almeno altre 470 gigatonnellate (Gt) entro il 2050 rispetto allo scenario business-as-usual delle politiche attuali e di quelle in programma. A dirlo è il rapporto “Global energy transformation – A roadmap to 2050” presentato oggi dall’Internationale renewable energy agency (Irena) che, basandosi sullo scenario “REmap” di Irena aggiornato al 2050, valuta il futuro mix energetico e le relative esigenze di investimento e quali sono i co-benefici economici, sociali e ambientali della trasformazione energetica.
Si tratta di un rapporto che riveste particolare interesse, visto che arriva proprio mentre sia a livello Ue che italiano si parla sempre piu’ strategie di riduzioni delle emissioni entro il 2050 e con la Commissione europea che deve preparare una strategia climatica per il 2050 che sia compatibile con l’Accordo di Parigi, mentre in Italia la Strategia energetic nazionale (SEN) punta ad una diminuzione delle emissioni del 63% entro il 2050.
Il rapporto evidenzia che «Entro il 2050 l’economia globale crescerebbe dell’1% e il benessere globale, compresi i benefici di cui non tiene cont oil PIL, come, , tra gli altri, i benefici per la salute derivanti dalla riduzione dell’inquinamento atmosferico e gli impatti climatici ridotti, migliorerebbero 15% rispetto alla traiettoria corrente». La trasformazione energetica globale sarebbe vantaggiosa dal punto di vista economico: i costi aggiuntivi della transizione energetica a lungo termine ammonterebbero a 1.700 miliardi di dollari l’anno nel 2050, ma i risparmi sui costi derivanti da una riduzione dell’inquinamento atmosferico, una migliore salute e un minore danno ambientale supererebbero di gran lunga tali costi, dato che i soli risparmi in queste tre aree raggiungeranno una media di 6 trilioni di dollari l’anno entro il 2050 e secondo lo scenario REmap, il guadagno cumulativo attraverso l’aumento del PIL dal 2018 al 2050 ammonterebbe a 52 trilioni di dollari rispetto al caso di riferimento.
Bisogna agire ora per incanalare gli investimenti nelle giuste tecnologie energetiche e cio’ è fondamentale per ridurre la portata degli stranded assets. Una lenta riduzione delle emissioni si tradurrebbe, infatti, in stranded assets per un valore superiore a 11 trilioni di dollari.
Il rapporto, presentato oggi al Berlin Energy Transition Dialogue, rileva inoltre che l’aumento del 30% degli investimentitotali del sistema energetico fino al 2050 a favore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica può creare oltre milioni di posti di lavoro nell’industria energetica, compensando completamente le perdite di posti di lavoro nell’industria dei combustibili fossili. Grazie a politiche olistiche, la transizione può aumentare notevolmente l’occupazione complessiva nel settore energetico. Secondo lo scenario Remap, la transizione comporterebbe la perdita di 7,4 milioni di posti di lavoro nel settore dei combustibili fossili entro il 2050, ma è prevista la creazione di 19 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e del potenziamento della rete e della flessibilità energetica, per cui alla fine ci sarebbero al netto 11,6 milioni di nuovi lavori.
Entro il 2050, tutti i paesi possono aumentare in modo sostanziale la percentuale di energie rinnovabili nel loro uso totale di energia. Infatti, lo scenario “REmap” di Irena al 2050 suggerisce che le energie rinnovabili possono costituire il 60% o più del consumo totale di energia di molti Paesi.
Presentando il rapporto, il direttore generale di Irena, Adnan Z. Amin, ha sottolineato che «L’energia rinnovabile e l’efficienza energetica insieme costituiscono la pietra angolare della soluzione mondiale alle emissioni di CO2 legate all’energia e possono fornire oltre il 90% delle riduzioni delle emissioni di CO2 legate all’energia necessarie per mantenere l’aumento della temperatura globale a 2° C. Se vogliamo decarbonizzare l’energia globale abbastanza velocemente per evitare gli impatti più severi dei cambiamenti climatici, le energie rinnovabili devono rappresentare almeno i due terzi dell’energia totale entro il 2050. La trasformazione non sosterrà solo gli obiettivi climatici, sosterrà positivi risultati sociali ed economici in tutto il mondo, togliendo milioni di persone dalla povertà energetica, aumentando l’indipendenza energetica e stimolando la crescita del lavoro sostenibile. Aumentando gli investimenti nelle tecnologie a low-carbon e spostando il paradigma dello sviluppo globale dalla scarsità, disuguaglianza e competizione alla prosperità condivisa entro la durata delle nostre vite. Questa è un’opportunità da cogliere grazie all’adozione di politiche forti, alla mobilitazione del capitale e alla promozione dell’innovazione attraverso il sistema energetico».
Ma Irena avverte che «Gli attuali piani governativi non soddisfano le esigenze di riduzione delle emission». Se resta sulla strada tracciata fino ad oggi, il mondo esaurirà in meno di 20 anni il suo “carbon budget” legato all’energia per rispettare i 2°C e questo nonostante la continua forte crescita delle rinnovabili.
Infatti, alla fine del 2017, a livello globale la capacità produttiva delle rinnovabili era aumentata di 167 GW e aveva raggiunto i 2.179 G, con una crescita annuale dell’8,3%. «Tuttavia – avverti Irena – senza un aumento del dispiegamento, entro il 2050 i combustibili fossili come petrolio, gas naturale e carbone continuerebbero a dominare il mix energetico globale». L’analisi della roadmap Irena delinea un sistema energetico nel quale «le energie rinnovabili rappresentano due terzi del consumo totale finale di energia e l’85% della generazione di energia elettrica entro il 2050, rispetto al 18% e al 25% rispettivamente».
Secondo lo scenario REmap, la quota di energie rinnovabili nel settore energetico passerebbe dal 25% nel 2017 all’85% entro il 2050, principalmente attraverso l’aumento della produzione di energia solare ed eolica.
Irena conclude: «Per raggiungere questo obiettivo è necessaria almeno un’accelerazione di sei volte delle energie rinnovabili, sia attraverso l’aumento dell’elettrificazione dei trasporti e del riscaldamento, sia con un uso più diretto delle energie rinnovabili. L’elettrificazione e l’energia rinnovabile sono i driver chiave delineati nel rapporto, con il solare e l’eolico che sono in grado di guidare la trasformazione energetica globale».
Notizia tratta dal sito www.greenreport.it