Si svolgerà il 2 novembre la terza edizione delle “Giornate di ginecologia oncologica” in Valdarno.
A dimostrazione di un impegno costante nel tempo in campo oncologico della UOC di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale S.M. La Gruccia, quest’anno è coronato da una novità tecnologica importante: l’introduzione dell’utilizzo della fluorescenza nelle sale operatorie. Una donazione del Calcit che valorizza il lavoro dei ginecologi valdarnesi, oggi all’avanguardia nel trattamento del tumore all’endometrio.
“I tumori dell’endometrio – spiega Francesco Catania, direttore U.O. Ginecologia e Ostetricia della Gruccia – colpisce ogni anno in Italia più di 8 mila donne. Il primo passo nella cura è la rimozione chirurgica dell’utero o delle ovaie e tube. In tutti i casi però, sia i più invasivi sia quelli all’apparenza confinati, è di fondamentale importanza sapere se il cancro si è esteso ai tessuti vicini”.
Le vie linfatiche e particolarmente le stazioni linfonodali, detti i “linfonodi”, rappresentano una delle vie più interessate dal tumore dell’utero. Conoscere l’eventuale “invasione” dei linfonodi più prossimi alla neoplasia, è cruciale per stabilire se dopo la chirurgia sarà necessario procedere a chemioterapia o radioterapia.
In caso di positività dei linfonodi accanto all’utero affetto da tumore maligno, aumenta significativamente il rischio di metastatizzare, ovvero diffondersi a tutto il corpo, e dunque l’approccio chirurgico volto alla rimozione del tumore primario non basta.
Allo stato attuale l’approccio più utilizzato consiste nella linfadenectomia estensiva, ovvero la rimozione di tutto il sistema linfatico che circonda l’utero colpito da tumore. “Questo – continua Catania – può comportare però nell’immediato un maggiore rischio d’infezione e, a distanza di tempo, lo sviluppo di importanti accumuli indesiderati di linfa a livello delle gambe e più in generale disturbi neurovascolari. Un problema non di poco conto se si pensa che le donne colpite da questi tumori spesso sono anziane e in sovrappeso”.
Per evitare questi problemi da tempo la tecnica del linfonodo sentinella è stata adottata anche per il tumore dell’endometrio. La tecnica consiste nell’isolamento esclusivo del primo linfonodo potenzialmente raggiungibile dalle metastasi. “Maggiori vantaggi per le pazienti quindi- afferma Catania – e minori costi ospedalieri e di sala operatoria associati in particolare alla riduzione nel numero di giorni di degenza. Grazie alla innovativa colonna video laparoscopica donata dal Calcit, è possibile individuare il linfonodo sentinella con l’introduzione del tracciante fluorescente direttamente in sala operatoria”.
La tecnica si è dimostrata tanto efficace e vantaggiosa per le pazienti che diversi Paesi Europei e Stati Uniti, l’hanno già inserita nelle linee guida fra le terapie standard da proporre a tutte le donne che devono essere operate per un tumore dell’endometrio in stadio iniziale.
Venerdì prossimo, i ginecologi oncologi di tutta l’Area Vasta, alla presenza di un relatore esperto a livello nazionale in ambito ginecologico oncologico, si confronteranno su studi, dati e letteratura e un intervento chirurgico in diretta.