Un mese da oggi per il progetto definitivo e un mese di lavori dopo la partenza dei cantieri, al netto del possibile maltempo in vista della stagione autunnale e di qualche allungamento dovuto a possibili prescrizioni della Procura. Sono i tempi previsti per l’abbattimento dei due tronconi del ponte Morandi rimasti in piedi dopo il crollo del 14 agosto a Genova dal piano preliminare presentato da Società autostrade alla Regione Liguria e al Comune di Genova.
Il troncone est che insiste sulle case sfollate potrebbe essere demolito nel giro di un paio di giorni: la prima pila verrà demolita con mezzi meccanici senza l’utilizzo di essere umani mentre la seconda pila sarà fatta brillare con microcariche.
Durerà, invece, una ventina di giorni lo smontaggio del troncone ovest per cui verranno utilizzate due grandi gru che eviteranno il collasso di materiale al suolo. Non ancora comunicata agli enti pubblici la scelta delle imprese che si occuperanno della demolizione.
Toti: tempi demolizione più brevi del previsto
“I tempi per la demolizione del ponte Morandi saranno più brevi del previsto”. Lo afferma il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e commissario straordinario per l’emergenza al termine dell’incontro con Società autostrade che ha presentato il piano preliminare per l’abbattimento dei resti del viadotto. “Parliamo di osservazioni preliminari- spiega il governatore- perché la tempistica esatta e la conferma delle tecniche scelte per la demolizione dipenderà da alcuni sopralluoghi sui due tronconi per cui è necessaria l’autorizzazione della Procura, trattandosi di materiale sotto sequestro”.
Toti precisa che con Autostrade si è parlato solo della demolizione e non della costruzione del nuovo ponte, “di cui non siamo competenti come struttura commissariale”. Anche la commissione tecnica consuntiva del commissariato che verrà istituita domani mattina alle 11 chiederà di partecipare ai sopralluoghi. “Con i sopralluoghi sui tronconi rimasti in piedi- spiega il governatore- cercheremo anche di indagare la stabilità dei tronconi del ponte per dare vita ad alcune attività particolarmente urgenti per la città: l’ingresso degli sfollati nelle proprie case per il recupero degli effetti personali, l’apertura di una strada di collegamento lunga tutta la Valpolcevera, la liberazione dei binari ferroviari, la messa in sicurezza delle imprese che hanno sede nei pressi della zona rossa. Queste sono le cose che vorremmo far partire prima della demolizione, salvo poi interromperle a scacchiera qualora i cantieri per la demolizione lo richiedessero”.