Se le emissioni di CO2 dei trasporti marittimi fossero un Paese si classificherebbero al sesto posto, eppure questo settore è stato escluso dall’accordo di Parigi. Secondo l’International maritime organization (Imo) se non verranno presi urgentemente dei provvedimenti, «Le emissioni di CO2 causate dal trasporto marittimo potrebbero aumentare fino al 250% entro il 2050, trainate dalla crescita prevista per il commercio mondiale».
Partendo da questi dati preoccupanti, l’international transport Forum dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha pubblicato il rapporto “Decarbonising Maritime Transport Pathways to zero-carbon shipping by 2035” dal quale emerge che «la diffusione di tutte le tecnologie attualmente note potrebbe consentire di decarbonizzare quasi completamente la navigazione marittima entro il 2035».
Il rapporto analizza quattro diversi percorsi di decarbonizzazione che «ridurranno le emissioni di CO 2 delle spedizioni internazionali tra l’82% e il 95% al di sotto del livello attualmente previsto per il 2035. Questa riduzione equivale alle emissioni annue di 185 centrali a carbone».
Il rapporto descrive i modi con cui il settore della navigazione può utilizzare nuovi tipi di tecnologie per arrivare a un future low-carbon e, alla fine, alle emission zero, contribuendo così a centrare gli obiettivi dell’accordo di Parigi: «I carburanti alternativi e le energie rinnovabili possono fornire molte delle riduzioni richieste. I biocarburanti attualmente disponibili dovrebbero essere integrati da altri combustibili naturali o sintetici come metanolo, ammoniaca e idrogeno. L’assistenza del vento e la propulsione elettrica hanno dimostrato di poter portare ulteriori riduzioni. Le misure tecnologiche volte a migliorare l’efficienza energetica delle navi potrebbero produrre una parte sostanziale delle necessarie riduzioni delle emissioni. Le opzioni mature sul mercato comprendono, tra le altre cose, i miglioramenti del design dello scafo, la lubrificazione dell’aria e il bulbo ad arco. Miglioramenti operativi quali velocità più lenta delle navi, un più agevole coordinamento delle navi portuali e l’utilizzo di navi più grandi e più efficienti potrebbero portare a ulteriori importanti riduzioni delle emissioni».
Il rapporto raccomanda di: «Fissare un chiaro e ambizioso obiettivo di riduzione delle emissioni per portare alla decarbonizzazione del trasporto marittimo; sostenere la realizzazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni con una serie completa di misure politiche; fornire incentivi finanziari intelligenti per far avanzare la decarbonizzazione della navigazione marittima».
È quindi possible realizzare la proposta più ambiziosa attualmente sul tavolo negoziale dell’Imo su proposta delle Isole Marshall e che ha trovato alleati tra i piccoli Stati insulari e i Paesi costieri che rischiano di scomparire sotto il mare che sale o, come il Bangladesh, di veder compromesse ed erose dall’innalzamento del livello degli oceani molte delle loro terre fertile e densamente popolate. Il rapporto Ocse da invece torto al Giappone, secondo il quale la decarbonizzazione dei trasporti marittimi può raggiungere solo il 50% e solo molto piiù tardi: nel 2060.
Il rapporto dell’International transport Forum dell’Ocse è anche una brutta tegola per le tesi di Paesi come Argentina, Brasile, Cina, Ecuador, India, Nigeria, Arabia Saudita, Sudafrica e Turchia che chiedono all’Imo che non venga imposto «alcun limite assoluto» alle emissioni di CO2 del trasporto marittimo, perché ostacolerebbero il commercio mondiale.
Come ha evidenziato Olaf Merk, esperto di porti e shipping dell’International transport forum, «la certezza sul percorso di decarbonizzazione auspicabile per lo shipping contribuirà a indirizzare il cambiamento. E’ quindi essenziale una chiara guida da parte dei governi per accelerare la transizione verso la navigazione a zero emissioni di carbonio».
E l’occasione per capire se questo impegno dei governi ci sarà davvero è vicina: «I risultati di tale rapporto dovranno essere affrontati la prossima settimana da tutti i Paesi che si oppongono ancora ad un forte accordo sul clima per il settore dei trasporti, dato che a partire da lunedi 3 aprile si svolgeranno i negoziati dell’Imo a Londra. Nel frattempo, 36 Paesi di tutto il mondo hanno firmato la dichiarazione di Tony de Brum sulla necessità di raggiungere un accordo ambizioso per decarbonizzare il trasporto marittimo, in linea con l’accordo di Parigi, e a questi si sono aggiunti di recente altri 8 Paesi, raggiungendo la quota di 44 firmatari».
Notizia tratta dal sito www.greenreport.it