Stanziati 3 mln di euro a sostegno della candidatura congiunta, presentata da Toscana ed Emilia Romagna, del Centro di Ricerca Enea del lago del Brasimone sull’Appennino tosco-emiliano come sito per realizzare un impianto pilota di ricerca sull’energia elettrica utilizzando la tecnologia della fusione nucleare. Lo stabilisce una delibera, presentata dall’assessore regionale alle attività produttive, approvata dalla giunta nell’ultima seduta del 29 gennaio.
La candidatura del Centro di Ricerca Enea di Brasimone, che si trova nel territorio di Camugnano in provincia di Bologna, a due chilometri dal confine con la Toscana, è stata presentata dalle Regioni Emilia Romagna e Toscana in risposta ad un avviso pubblicato da Enea (con scadenza 31 gennaio 2018) per selezionare, nel territorio nazionale, un sito idoneo ad ospitare un Centro di ricerca per la realizzazione dell’esperimento DTT (Divertor Tokamak Test). Lo stanziamento complessivo ammonta a 28 mln di euro, 3 dei quali arrivano dalla Toscana.
Il progetto DTT è già stato approvato dal Consorzio europeo EuroFusion. Enea è titolare dell’iniziativa che consentirà di studiare materiali, componenti e soluzioni ingegneristiche per futuri sistemi di produzione di energia pulita e sicura. Un progetto che, come ha sottolineato l’assessore regionale alle attività produttive, qualora dovesse approdare sull’Appennino tosco emiliano rappresenterebbe un’opportunità di crescita per il sistema della ricerca, per la competitività del sistema produttivo regionale, per la qualificazione e valorizzazione delle competenze umane e per l’incremento dell’occupazione.
A sostegno della candidatura oltre alle due Regioni, ci sono anche le amministrazioni e le comunità locali dell’Unione dei Comuni dell’Appenino bolognese e del versante toscano, la Città metropolitana di Bologna e la Città metropolitana di Firenze. Le Università di Bologna, di Firenze e di Pisa hanno manifestato disponibilità ed interesse a contribuire al progetto con propri gruppi di ricerca (fisica, ingegneria energetica e dei materiali); qualora la candidatura dovesse aver successo gli atenei in questione potranno utilizzare l’infrastruttura per la propria attività scientifica.