Cibo, a Bologna ‘Oscar’ alle idee sostenibili. Poi largo ai wastebusters

Da città del cibo a città di riflessione sulla sua sostenibilità. È questo il cuore del Bologna award, Premio internazionale sulla sostenibilità agroalimentare, la rassegna promossa a Caab e Fondazione Fico con il contributo di Camera, di commercio, Comune, Città metropolitana e Regione. Di casa a Fico Eataly world da sabato 13 fino a domani, Giornata mondiale dell’alimentazione, ieri, domenica, si è svolta la cerimonia di assegnazione del Bologna award, il premio che indaga (e premia) le idee più innovative e di ampio respiro sul tema della sostenibilità del cibo.

La giornata si è aperta alla mattina, con tanto di cornetti per la colazione, e l’inaugurazione della mostra di Altan su spreco e cattive abitudini ‘da supermercato’ negli spazi della Fondazione Fico, per poi proseguire nel pomeriggio in Arena centrale con gli incontri sul tema. Dall’incontro “Sfogliando il cibo. Mangiare come atto di cultura” tra lo scrittore e agronomo Antonio Pascale con la docente di Discipline demo-etno-antropologiche Elisabetta Moro, dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, in cui si sono ripercorse le tappe storiche dell’alimentazione dell’uomo e del problema della gestione delle risorse, alle considerazioni che hanno portato all’ideazione e al lancio di un nuovo format radiofonico per sensibilizzare sulla gestione del cibo ed evitare gli sprechi: è il dialogo tra i due “Wastebusters”, cacciatori di sprechi alimentari, Andrea Segrè, presidente di Fondazione Fico e fondatore di Spreco zero-Last minute market, e Massimo Cirri conduttore della trasmissione Caterpillar di Rai Radio 2.

Cirri e Segrè hanno presentato appunto la rubrica “Piatto pulito, buon appetito!” che all’interno di Caterpillar parlerà delle buone pratiche anti-spreco alimentare, sulle orme della fortunata campagna “M’illumino di meno”, partita proprio dai microfoni della radio. Energia elettrica e cibo: temi diversi, ma ugualmente con l’obiettivo comune di evitare gli sprechi.I premiati.

Ed ecco le premiazioni: primo posto in assoluto a Sunita Narain, direttrice della ong Cse-Centro per la scienza e l’ambiente. L’ambientalista indiana, che ha ricevuto il premio collegata via Skype (ma sarà fisicamente a Bologna a fine novembre per ritirarlo), nel 2016 è stata inserita dalla rivista Time tra le 100 personalità più influenti della Terra, e ha ispirato, comparendo anche come protagonista, il documentario “Before the flood” di Leonardo Di Caprio, con la fortunata colonna sonora composta da Trent Reznor (Nine Inch Nails) e Mogwai.

Uno speciale hamburger vegetale

Menzione speciale per DeVelo Lab, laboratorio di cooperazione internazionale nato nella facoltà di Agraria di Miilano, che con la sua attività di veicolazione delle tecniche agroecologiche in Paesi come Haiti, che ha ricevuto la targa nelle mani del presidente Pietro De Marinis.

Riconoscimento “City of food Master” 2018 invece per Joseph Puglisi, docente della Stanford University, per aver prodotto, con una start-up composta interamente da giovani under 30, una ‘palette’ di sapori e aromi identici a salumi, salsicce e bistecche ma partendo da proteine vegetali.

Premi anche per i conduttori di Caterpillar, Cirri, Sara Zambotti e Laura Troja, per la “capillare sensibilizzazione portata avanti da tanti anni”, e per gli chef Antonia Klugmann e Filippo La Mantia, che attraverso la loro cucina offrono ogni giorno “un esempio tangibile di scelte legate alla sostenibilità.

Troppa carne fa male?

I premi sono stati consegnati da Andrea Segrè, Alessandro Bonfiglioli, direttore del Caab, e Duccio Caccioni, curatore del Bologna award. In seguito, il gran finale con l’incontro che si interroga sul ruolo della carne e della sua sostenibilità nell’alimentazione mondiale. Quanto consuma produrre un chilo di carne? Mangiare troppa carne fa male? Sono le domande a cui si è provato a rispondere nel panel conclusivo “Mediterranei, flexitariani: tutto il gusto della carne, tutto il bene delle verdure” con gli interventi di Marino Niola, editorialista di Repubblica e divulgatore, che ha svelato come tante soluzioni alternative sono in realtà già insite nella tradizione alimentare, e lo stesso Puglisi, che ha descritto nel dettaglio le motivazioni che lo hanno portato alla creazione dell’‘hamburger vegetale’, la cui produzione consuma fino a 100 volte meno d’acqua di un hamburger tradizionale. Motivazioni quindi che esulano dalle scelte alimentari di ciascuno, ma hanno piuttosto a che fare con l’impatto notevole che ha sull’ambiente e sul consumo di risorse la produzione della carne, senza dimenticare i risvolti negativi che gli eccessi di consumo portano sulla salute dell’uomo, come ad esempio l’aumento del rischio di contrarre malattie cardiovascolari.

Notizia tratta dal sito www.dire.it

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