Una presa di posizione “fortissima”, come già chiesta dal presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, appena ieri nel corso dei lavori d’aula.
Dopo l’intervento dei lavoratori della Bekaert che ha aperto la seduta di questa mattina, mercoledì 27 giugno, il Consiglio regionale approva con voto unanime una mozione condivisa, sottoscritta da tutti i gruppi consiliari, che fa sintesi delle precedenti mozioni già depositate (Art1/Mdp con sottoscrizione del Pd; Sì-Toscana a sinistra; Lega; Forza Italia). Questa la prima risposta dell’assemblea di palazzo del Pegaso alla gravissima crisi che sta attraversano lo stabilimento Bekaert (ex Pirelli) di Figline e Incisa Valdarno. L’improvvisa chiusura messa in atto dal gruppo dirigente, una multinazionale belga, coinvolge 318 persone e un indotto di oltre 100 lavoratori.
Dopo l’appello lanciato ieri da Giani per convergere su una mozione al fine di “scongiurare una catastrofe” che non può essere accettata “senza colpo ferire”, il testo finale condiviso da tutti i gruppi impegna la Giunta regionale a “proseguire nell’azione intrapresa, di concerto con le organizzazioni sindacali, al tavolo presso il Ministero del lavoro ai fini di salvaguardare la produzione e i posti di lavoro”; ad attivarsi “presso le competenti sedi europee affinché siano promosse tutte le azioni possibili per scongiurare la delocalizzazione della produzione”; e a esercitare “ogni azione di propria competenza per il mantenimento del sito produttivo e dei livelli occupazionali”.
Situazione “tragica per i 318 licenziamenti”, conferma il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra, Tommaso Fattori nella dichiarazione di voto, “terribile ed emblematica per la condotta di una multinazionale che ancora una volta delocalizza per aumentare i propri profitti. Una situazione incredibile – prosegue – perché prima si è consentito alla Bekaert di diventare monopolista del settore, ora sostanzialmente facciamo in modo che un’azienda funzionante non possa essere rilevata dalla concorrenza, che avrebbe tutto l’intesse di proseguire la produzione a Figline ed entrare nel mercato europeo”. Un tipico caso di “capitalismo predatorio” di fronte al quale “la politica deve risposte per evitare di subire le decisioni della multinazionale e rendere possibile l’insediamento di una nuova proprietà, anche attraverso un momento di controllo pubblico”.
La consigliera Serena Spinelli (Art.1-Mdp) invita “tutte le forze politiche ad attivarsi per affrontare un problema, che riguarda 318 famiglie e un indotto di circa 100 e che segna un colpo durissimo a questo territorio, e fare in modo che il tema arrivi all’attenzione di tutti i livelli, compreso quello europeo. L’azienda non aveva bisogno di essere ristrutturata – ricorda la consigliera – e invece, se non si interviene immediatamente, tra pochi giorni sarà chiusa e i lavoratori saranno a casa”.
Dichiarazioni condivise “pienamente” dalla consigliera Valentina Vadi (Pd), che porta “la voce del Valdarno aretino e fiorentino”, un territorio che “corre il rischio di un disastro sociale”. La consigliera esprime la “solidarietà ai lavoratori che stanno facendo la cosa migliore: sono tornati a lavorare” e chiede l’impegno “di tutte le forze politiche e di tutti i livelli istituzionali, nei confronti della violenza e l’arroganza manifestata dall’azienda, con un atto disumano”.
Il consigliere Jacopo Alberti (Lega), portavoce dell’opposizione, assicura “il nostro massimo sostegno e la solidarietà ai lavoratori. Tocca alla politica cercare di fare il possibile per risolvere questa crisi – dice Alberti –. Dobbiamo ripristinare lo spirito del 1953, quando proprio la politica, con il sindaco La Pira, risolse il problema della Pignone”.
Anche il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Marchetti, chiama tutte le forze a “seguire questa fase difficilissima e a scongiurare la possibile, imminente chiusura. Non avremo molti argomenti per poter combattere, ma proprio per questo serve un impegno forte”.