La spesa non premia gli agricoltori, per ogni euro corrisposto dai consumatori per l’acquisto di alimenti infatti, meno di 15 centesimi in media vanno a remunerare il prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale che assorbe la parte preponderante del valore. Lo ha denunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione del G7 agricolo di Bergamo in riferimento alla Giornata Mondiale dell’alimentazione della Fao.
“Per garantire la sostenibilità della produzione agricola è necessaria – spiega il Presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo Tulio Marcelli – un’equa distribuzione del valore mentre il prezzo degli alimenti aumenta quasi sette volte dal campo alla tavola per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera, che danneggiano agricoltori e consumatori”.
La situazione secondo una analisi della Coldiretti – varia da prodotto a prodotto con le situazioni peggiori che si registrano per i trasformati con il grano tenero nei campi pagato meno di 20 centesimi al chilo che arriva a 2,80 euro al chilo del pane sullo scaffale con un aumento di quasi 15 volte.
“I prezzi bassi all’origine per i produttori – prosegue il Presidente Marcelli – sono un vero danno per le aziende e non consentono all’agricoltura di sopravvivere, con la chiusura delle imprese, destrutturano il sistema che non è più in grado di riprendersi anche in condizioni positive”.
E mentre nei campi gli agricoltori sono arrivati allo stremo, nel carrello della spesa si fa sentire l’effetto siccità con il rincaro dei prezzi dei vegetali freschi del 6,1% rispetto ad agosto e del 4,8% nel confronto con l’anno precedente rispetto al quale aumenta anche la frutta fresca del 2,9% con il calo dei raccolti causato dal gran caldo e dalla mancanza di pioggia.
“La situazione resta a difficile – afferma il Direttore di Coldiretti Arezzo Mario Rossi – nei campi dove spesso le quotazioni non coprono i costi di produzione per effetto delle distorsioni lungo la filiera e gli imprenditori agricoli sono oramai esasperati perché si vedono sfumare sotto gli occhi il lavoro di un intero anno che non viene in alcun modo retribuito come dovrebbe”.
Gli agricoltori stanno vivendo oggi, un’ingiustizia da sanare, un furto di valore aggiunto che, senza alcun beneficio per i consumatori, vede sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione.
“Gli imprenditori agricoli per pagarsi un caffè al bar – dichiara il Direttore Rossi – dovrebbero mettere sul bancone 5 chili di grano o 1,5 chili di mele o una dozzina di uova. Noi siamo impegnati a favore delle imprese agricole senza risparmio – conclude Rossi – ed è necessario che le produzioni vengano valorizzate per quello che valgono così come il lavoro delle imprese oramai esasperate da questa situazione”.