La Pet Therapy va a supporto degli operatori sanitari dell’Hospice di Arezzo, perché i cani sono “facilitatori” emotivi e relazionali. Il progetto ha preso il via nei giorni scorsi nella ex palazzina Calcit, accanto all’ospedale San Donato.
Obiettivo: prevenire o alleviare lo stress psicofisico ed emotivo di coloro che lavorano in questa struttura, adibita ad accogliere per lo più i malati terminali. Un tipo di lavoro che può mettere a dura prova la sfera emotiva del personale sanitario. Il progetto è realizzato dall’associazione GAIA e finanziato dal Calcit Arezzo. All’Hospice lavorano 22 persone tra medici, infermieri e ausiliari socio-sanitari. Per la Pet Therapy vengono divisi in gruppi e sono previste attività di tipo ludico-ricreativo di socializzazione, per promuovere il miglioramento della qualità della vita e la corretta interazione uomo-animale, oltre alla capacità di integrazione del gruppo.
Per il progetto saranno impiegati 8 cani. Accedono all’Hospice in base ad un protocollo sanitario scrupoloso. In una cartella clinica vidimata dal medico veterinario, vengono riportate le informazioni sull’esame clinico e gli esiti di tutti i controlli sanitari effettuati, riferiti soprattutto alle malattie che possono essere trasmesse all’uomo. Prima di ogni incontro, vengono effettuati degli interventi per l’igiene dell’animale, come la spazzolatura, il controllo dei parassiti, la pulizia delle zampe, l’eventuale asciugatura e il trattamento del manto con prodotti specifici.
“Il mondo delle Cure Palliative fa da sempre uso della medicina integrata – ha spiegato Pierdomenico Maurizi, responsabile Cure Palliative – Fitoterapia, omeopatia, agopuntura, pet therapy, medicina narrativa: sono tutte cose che, applicate in modo singolo hanno un certo livello di efficacia, ma integrate tra di loro e personalizzate in base al singolo paziente, hanno un’efficacia maggiore. Gli operatori delle Cure Palliative hanno a che fare, in modo forte, con la morte. Pur essendo dei professionisti, si portano a casa un carico di emozioni negative che si possono ripercuotere sulla loro vita quotidiana e sulla salute. La Pet Therapy è uno strumento per curare e alleviare gli stress accumulati, ma anche di prevenirli. Per questo abbiamo deciso di partire con questo progetto”.
“Non esistono i cani da Pet-Therapy ma solo cani, anche non di razza, preparati e pronti per questa missione – ha spiegato Elena Bisconti, presidente dell’associazione GAIA – Solo una volta valutate le qualità del nostro operatore a quattro zampe, si può dare inizio al programma di preparazione specifico, che consisterà inizialmente nell’accompagnare, fra le altre cose, il cane nella conoscenza della “vita urbana” (macchine, autobus, persone di diverse etnie, altri animali, ecc.), fino ad arrivare alla coscienza dei luoghi specifici dove si andrà a prestare servizio (ospedali, case di riposo, ambulanze, carrozzine, stanze attrezzate per il ricovero dei malati). Passando per il successivo step dell’istruzione alle classiche richieste, quali “seduto”, “terra”, “vieni”, ed il guinzaglio, si arriverà alla parte di addestramento con la presenza di un “figurante” che faccia le veci di un ipotetico paziente. Dopo il percorso, la coppia cane-coadiutore dovrà affrontare un esame teorico-pratico con una commissione che ne valuti l’ Idoneità agli Interventi Assistiti con Animali. La centralità in tutto questo percorso, per l’associazione GAIA, è il benessere dei cani coinvolti nei programmi: l’importanza della relazione di reciproca fiducia che si viene ad instaurare tra coadiutore e cane è imprescindibile dal corretto svolgimento di un intervento. Ai nostri preziosi amici è richiesto, nei momenti della seduta, un notevole livello di concentrazione che talvolta può essere fonte di stress. Per questo gli dedichiamo molte ore di svago dopo gli interventi e li coinvolgiamo in attività che loro amano”.
“Abbiamo iniziato la scorsa settimana e siamo davvero felici di fare questa esperienza – raccontano gli infermieri Tiziana Valenti e Lorenzo Boriosi – Ci è stato spiegato il programma che seguiremo, gli obiettivi del progetto e abbiamo conosciuto due jack russel, Bombolo ed Eloise. Siamo sicuri che la loro presenza, il tipo di attività che faremo con loro e con l’associazione GAIA, ci aiuterà ad abbassare i livelli di stress, a fare gruppo e a tirare fuori le emozioni che il nostro lavoro comporta. Personalmente ho un cane e due gatti a casa e so quanto riescano a rilassarmi con la loro semplice presenza”.
“La relazione affettiva è parte integrante di una vera presa in cura e si esercita in molti modi, anche con i migliori amici dell’uomo, i cani – ha commentato Simona Dei, direttore sanitario Asl Toscana sud est – E quando i cani sono professionisti in materia, il risultato è garantito. Grazie a chi si apre con coraggio e innovazione a queste opportunità di miglioramento dei nostri servizi, soprattutto in ambiti così delicati. E’ intenzione della Asl portare questa attività in tutti gli hospice dell’Azienda e garantiremo continuità nelle varie strutture”.
“Da oltre 10 anni sosteniamo il servizio di pet-therapy, iniziato prima in Oncologia, poi esteso alla Radioterapia ed in alcune circostanze al servizio Scudo. Siamo pienamente convinti dei benefici che la pet-therapy abbia sui pazienti. Questo progetto ci ha trovati immediatamente disponibili in quanto riteniamo che il benessere degli operatori ricada anche su quello dei pazienti” ha concluso Giancarlo Sassoli, presidente del Calcit.