Al museo si entra con il cellulare. Spesso, però, capita di usarlo troppo, che al reale si preferisca il virtuale, o il ricordo, oppure un selfie da postare sui social. Lo spunto lo suggerisce “Grand Tuorismo”, la mostra video di Giacomo Zaganelli installata agli Uffizi di Firenze. “Un’indagine e al tempo stesso una ricerca sociologica e psicologica“, spiega il direttore del museo Eike Schmidt. Lo scopo “è quello di far riflettere i nostri visitatori sul senso del turismo e del viaggio, sul senso della visita al museo nell’età digitale”. Così la mostra è stata volutamente inserita nel percorso museale, nella sala 56 del primo piano, a metà della collezione.
“Qualcuno fa solo foto e perde la magia di guardare le opere”
L’idea è mostrare “uno specchio”, quella sorta di stortura o distorsione descritta da Schmidt: “Ci sono dei visitatori che fotografano solo l’opera d’arte, senza però guardarla direttamente.Si perdono cioè l’enorme possibilità di stare davanti a opere uniche al mondo“. In pratica di fronte al bello ci si comporta in maniera ordinaria, consueta, “come facciamo ovunque ogni giorno, in tutte le parti del mondo, per strada, al supermercato, in treno: ci relazioniamo con il nostro telefonino”.
“Il cellulare può diventare una barriera”
E allora davanti alla “Nascita di Venere” del Botticelli ‘un vespaio’ di turisti (come mostra il video ‘Uffizi oggi’) si affatica in cerca del miglior scatto e scappa via. Certo, ci tiene a precisare il direttore, “vogliamo far pensare i visitatori, ma non in maniera denigratoria”. Tuttavia, prosegue, “il cellulare ci connette con il centro del mondo ma può essere anche una grande barriera per relazionarsi direttamente con le opere d’arte e le altre persone”.
Gli Uffizi su Instagram con 150.000 followers
Nel giorno della riflessione attorno al ‘cortocircuito’ digitale-reale, è lo stesso museo però che mette in evidenza i dati legati a quella sociologia che alimenta la cultura dello scatto. Su Instagram, infatti, le Gallerie degli Uffizi superano i 150.000 followers, con una crescita di oltre il 50% dall’inizio dell’anno. “Si tratta- precisa Schmidt- di una dimensione molto positiva della tecnologia digitale. Così possiamo relazionarci con persone di tutto il globo, followers che ci guardano regolarmente, anche due volte al giorno, e che lasciano commenti e cuoricini”. Anche perché “la nostra strategia digitale punta tutto sull’educazione: per esempio, spesso combiniamo un’immagine di un’opera d’arte con una poesia. Contaminazioni per far pensare le persone, ispirarle”.
Inoltre c’è un altro aspetto: mostrare al grande pubblico opere meno conosciute. Una delle opere più amate su Instagram, infatti, è “Testa di giovane”, un foglio preparatorio di Francesco Furini per l’affresco seicentesco a Palazzo Pitti.
Notizia tratta dal sito www.dire.it