L’obiettivo del progetto transfrontaliero Italia-Slovenia Bluegrass, avviato grazie a un finanziamento Interreg 2014-2020, è quello di «Produrre in una sorta di simbiosi verdura e pesce, dando luogo a un sistema integrato che combini acquacoltura e agricoltura per produzioni che consumino poca acqua, senza concimi chimici, senza fitofarmaci e senza insetticidi».
Per l’attuare il progetto è stato creato un consorzio, formato dalla cooperativa Shorline, dalle università di Ca’ Foscari di Venezia e di Lubiana, dall’UTI del Noncello e dalla cooperativa KZ-Agraria. In particolare Shoreline, che ha sede nell’AREA Science Park di Trieste, si dedicherà alla ricerca applicata e al monitoraggio degli impianti sperimentali. La cooperativa triestina, nata nel 1988 dall’iniziativa di un gruppo di professionisti del settore della biologia ed ecologia marina e costiera, è fin dalla sua costituzione il riferimento del Wwf Italia per le problematiche marine a livello nazionale, operando concretamente nella gestione delle aree protette costiere del Wwf e svolge parte della sua attività presso la Riserva marina di Miramare dove, per conto del Wwf e del ministero dellambiente, gestisce ed organizza i servizi e le attività all’interno dell’area protetta. Shoreline è da sempre impegnata nella valorizzazione delle risorse ittiche, anche con progetti innovativi per il controllo della tracciabilità attraverso il DNA barcoding – utile per riconoscere le specie allevate – e per l’uso ai fini industriali, in particolare nel settore chimico-farmaceutico, dei rifiuti derivanti dal lavoro di trasformazione del prodotto ittico.
Il consorzio Bluegrass spiega: «Saranno realizzati dei piccoli impianti sperimentali di acquaponica, un sistema combinato tra l’acquacoltura e la coltivazione idroponica, che consente un’attività produttiva sostenibile nella quale i cicli dei principali macro-nutrienti vengono chiusi grazie all’integrazione dei due sistemi produttivi. L’acquaponica, basandosi su principi di economia circolare e su metodologie di simbiosi industriale, permette una riduzione degli impatti ambientali delle produzioni agroalimentari. Questa tecnica prevede la coltivazione di ortaggi senza l’utilizzo di terra e con un consumo idrico ridotto fino al 90% rispetto alle pratiche agricole tradizionali, riciclando i reflui organici provenienti da allevamenti ittici.
L’acquaponica presenta numerosi vantaggi rispetto ai metodi di coltura tradizionali, tra i quali: risparmio idrico, necessità di spazi contenuti, nessun utilizzo di pesticidi e fitofarmaci, nessun utilizzo di fertilizzanti, ridotte emissioni di CO2».
Notizia tratta dal sito www.greenreport.it